Mycotoxins Summer
La temperatura e la piovosità sono dei parametri fondamentali da monitorare durante la stagione estiva, al fine di prevenire il più possibile la contaminazione da micotossine delle coltivazioni. In particolare, nelle annate del 2003 e del 2012, temperature elevate e piovosità inferiori alla media favorirono la crescita di funghi della specie Aspergillus flavus, con la conseguente produzione di aflatossine e contaminazione dei raccolti.
Ogni particolare specie fungina necessita di determinate condizioni di temperatura e umidità per la sua crescita ottimale e la relativa produzione di micotossine. La contaminazione in campo da micotossine è infatti strettamente connessa alle variazioni climatiche oltre che alle condizioni di stress della pianta ed eventuali danni da insetti.
Le annate del 2003 e del 2012 sono rimaste drammaticamente nella memoria dei coltivatori di mais del nord-est italiano a causa dell’elevato tasso di contaminazione dei raccolti da parte di aflatossine, tra cui l’aflatossina B1 (AFB1), molecola cancerogena per l’uomo, metabolizzata e convertita in aflatossina M1 (AFM1) nei ruminanti nutriti con mangimi contaminati, e successivamente escreta nel latte. Nel 2003 gli addetti ai lavori furono colti di sorpresa, l’entità del fenomeno fu ben compresa quando ormai la tossina AFM1 venne ritrovata nel latte. Nel 2012, nonostante maggiori conoscenze e l’anticipazione nelle tempistiche delle analisi di controllo, circa 350 mila tonnellate di granella di mais furono contaminate oltre i limiti consentiti dalla legge: in Emilia Romagna, Veneto e Lombardia si scartò circa un terzo dell’intero raccolto, causando ingenti danni economici[1].
È dunque necessario, unire la memoria storica di quanto accaduto agli studi scientifici predittivi riguardanti la correlazione tra l’incremento della contaminazione di AFB1 nel mais in Europa ed il cambiamento climatico, come quelli condotti già nel 2016 dalla prof.ssa Paola Battilani dell’Università Cattolica del S. Cuore di Piacenza e dai suoi collaboratori[2], per una gestione consapevole del rischio di contaminazione. Attuare delle misure preventive e correttive ad hoc in fase di pre-raccolta, durante la crescita in campo, di raccolta e stoccaggio può veramente fare la differenza[3], come affidarsi ad un partner solido ed affidabile come Tecna per la parte analitica.
Una quantificazione accurata ed affidabile dell’aflatossina B1 è possibile mediante l’uso dei kit ELISA Celer AFLA B1, validati su un’ampia gamma di matrici (mais, insilati, mangimi, semi di cotone) e dei kit ELISA B ZERO AFLA B1, più semplici e dai costi contenuti grazie alla presenza di una curva virtuale di calibrazione, fornita per ciascun lotto.
Cosa dobbiamo aspettarci per l’autunno 2019? L’estate appena conclusa è stata caratterizzata da un clima con temperature sopra la media e rovesci intensi. Non fatevi cogliere impreparati, contattateci per ulteriori informazioni all’indirizzo Support.ET.Trieste@eurofins.com.
[1] https://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04/15/agricoltura-cancerogeno-terzo-del-mais-del-2012-finira-negli-impianti-di-biogas/560145/;
[2] BATTILANI, Paola, et al. Aflatoxin B 1 contamination in maize in Europe increases due to climate change. Scientific Reports, 2016, 6: 24328;
[3] https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/9703.
Evelina Parisi