L’accademia della crusca: quando le farine integrali sono un rischio per la salute

L’accademia della crusca: quando le farine integrali sono un rischio per la salute

Assumere cereali integrali permette di beneficiare dell'apporto prezioso di sostanze fibrose, e non solo, contenute nella crusca del chicco, ma potrebbe esporre maggiormente alle micotossine? Facciamo il punto sui prodotti integrali e sui dispositivi adatti all'analisi delle contaminazioni della crusca.

I prodotti integrali sono sempre più presenti nei carrelli della spesa dei consumatori. Perché ormai è assunto che la farina raffinata, lavorata, trasformata produce una perdita di importanti nutrienti che i cereali integrali contengono. L’integralità del chicco offre infatti un apporto significativo di fibre solubili ed insolubili, di cui oltre la metà è persa in fase di raffinazione. Sono inoltre presenti polifenoli antiossidanti, vitamina E, betaina, folati e minerali. Vi sono però dei rischi legati al consumo di prodotti integrali.

In un’intervista di due anni fa a Il Fatto Alimentare il presidente dell’Associazione Nazionale Tecnici Industria Molitoria (ANTIM) Maurizio Monti difendeva la produzione professionale della farina bianca, intesa non come un prodotto di lavorazione chimico, artificiale, atto ad impoverire il cereale, ma come il risultato di un attento processo di pulitura. La crusca non è che la parte esterna del cereale, e quindi è esposta ad intemperie, malattie, contaminanti chimici di ogni tipo, incluse le micotossine.  “Senza un’adeguata pulitura del grano”, si legge nell’intervista, “capace di eliminare terra, polvere, corpi estranei, chicchi striminziti, malati o fusariati si rischia davvero di mangiare cibo poco sano.”

È di quest’anno poi il ritiro di prodotti per la colazione a base di crusca da parte della catena di supermercati Conad: i bastoncini di crusca di frumento erano risultati contaminati con DON e ocratossina a livelli non conformi ai limiti di legge.

Come conciliare allora i vantaggi nutrizionali dei cereali integrali e tutelarsi dall’ingestione di sostanze potenzialmente tossiche? Conducendo gli opportuni controlli, con metodi analitici accurati ed economicamente sostenibili per le aziende. Solo in questo modo è possibile, per chi produce, trasforma e commercializza i prodotti alimentari, garantirne la salubrità costantemente.

Per l’analisi del deossinivalenolo nella crusca del frumento Tecna ha già a disposizione due kit ELISA, Celer DON v3 e B ZERO DON v2,  kit rapidi in micropiastra, di semplice utilizzo, adatti anche a chi analizza pochi campioni alla volta. Oggi rilascia anche due prodotti analoghi per il controllo dell’ocratossina nella crusca del frumento, ovvero Celer OCHRA e B ZERO OCHRA, ora disponibile anche nel formato da 24 determinazioni, realizzato proprio per i piccoli produttori che devono gestire un numero esiguo di analisi.